Riflessione a margine della secessione del Kosovo
Con questo post inauguriamo delle riflessioni in profondità sulla questione dell’indipendenza del Kosovo, venendo incontro alla necessità che tutti avvertiamo, di elaborare il cambiamento che in questi giorni sta scuotendo la regione.
Come molti che arrivano a burekeaters in questi giorni cercando di capire cosa stia succedendo nei balcani (a proposito scusateci, se non abbiamo voglia di spiegare come si dovrebbe), qualche anno fa, ero costantemente alla ricerca di notizie e di “spiegazione” di un’altra guerra, in un altro posto per me dell’anima, l’Irlanda.
A quei tempi, divoravo tutto, il diario di Bobby Sands, scritto a Long Kesh, tutti i film che raccontavano la questione, tutta la musica che veniva dall’Irlanda (esclusi gli U2!) e persino la poesia: la raccolta di poesie di Seamus Heaney pubblicata da Marcos y Marcos, consumata e sporca di caffè, rimane, ingiallita a testimonianza di questa passione. Fra le letture che cercavo, incappai in un libro fondamentale, per quel periodo della vita, “Per una libera Irlanda“, di Gerry Adams, allora leader del Sinn Fein, noto come braccio politico dell’Ira, l’esercito repubblicano irlandese. Mi ricordo l’inizio del libro, che, partiva dal ricordo della sua vita, di come la politica e l’attivismo l’avessero segnato fin da ragazzino.
Egli diceva che da ragazzino dava per scontato che gli irlandesi cattolici in Irlanda del Nord fossero i poveri e dava anche per scontato che tutti coloro che conducevano una vita benestante, che avevano un impiego stabile magari in qualche amministrazione fossero orangisti (ovvero filo-inglesi). Sembrava che così andasse il mondo, naturalmente, e che quindi così sarebbe sempre andato.
Gerry Adams attribuisce la nascita della sua coscienza politica proprio alla presa d’atto dell’ingiustizia della situazione e parallelamente alla presa d’atto della possibilità di cambiare. Attraverso la lotta, sarebbe stato possibile, riequilibrare la situazione, una lotta, aspra e violenta, con tanto di esercito, per la liberazione e l’indipendenza dell’Irlanda oppressa.
Ecco, ai tempi, la forza delle sue parole e l’eloquenza dei suoi racconti mi colpì molto, così tanto che ancora la ricordo come cosa viva.
Devo però dire che, cogli anni, credo di aver cambiato idea rispetto a quelle considerazioni, nel senso, che non credo che spieghino tutto, anzi credo, che posta la buona fede dei combattenti come Gerry Adams o Bobby Sands, le loro storie di sofferenza non rispondano alla mia domanda fondamentale.
Che è quella del prossimo, dell’individuo, che rimane la voragine in cui ogni etica del nemico non può che cadere, perdendo di colpo la sua pertinenza.
Mi spiego meglio. Il simulacro di nemico che da un punto di vista politico, giustamente Gerry Adams, costruiva nel suo libro, crolla immediatamente nel contesto della cosiddetta vita quotidiana. Perché un unionista qualsiasi, uno dei protestanti in Irlanda del Nord, avrebbe dovuto vergognarsi del suo privilegio? Fare un lavoro del cavolo in un ufficio postale, fare il postino, l’impiegato comunale, l’insegnante, l’autista di autobus, persino il dirigente pubblico sono ben poca roba dal punto di vista della dura vita quotidiana, non sono certo mestieri di cui uno si arricchisce, non sono certo segni di un privilegio, in un mondo normale.
Uscire la sera nel pub della città a cercare ragazze, magari vestiti bene, con la marca di turno, andare a sentire l’ultimo concertino di musica folk, non possono di sicuro essere considerati una colpa dal punto di vista del singolo. Se no, tutti noi saremmo colpevoli. E, stiamo attenti che, dire tutti noi, significa dire nessuno.
Eppure il problema politico sussiste, per chi non può ingiustamente permettersi nemmeno il “minimo”, per chi, neppure può sognarsi l’impiego alle poste che ognuno di noi considererebbe normale. Questo genera la guerra. Nel senso di cui scriveva Amos Oz, di tragedia, di “sistemi di ragioni” che vengono necessariamente a scontrarsi ma proprio perché tali, ovvero sistemi di ragioni, difficilmente, possono spiegarsi con la facile legge dei buoni/cattivi, soprattutto a chi guarda da fuori.
La Bloody Bunday in Irlanda, Sabra e Chatila in Israele, Campo dei Merli o la stessa dichiarazione d’indipendenza del Kosovo, sono la scorciatoia, che permette di affibbiare patenti a chi della guerra in Irlanda, della strage di Sabra e Chatila o di Balcani, vuole fare un uso strumentale (il che non significa illegittimo).
Io e Biljana abbiamo costruito Burekeaters per il motivo opposto. E, ora mi tocca uscir fuor di metafora.
In Macedonia, la maggioranza slava è stata storicamente privilegiata. È tuttora privilegiata se si guarda ad alcuni parametri importanti. Per esempio, la scolarità e il reddito. Gli albanesi in Macedonia, sono poveri e ignoranti e questo è un gigantesco problema politico. È naturale che politicamente l’etnia albanese cerchi un riscatto, soprattutto in un regime in cui storicamente l’etnia e la religione ha reso tecnicamente facile da operare la discriminazione. Non dimentichiamo che esiste un nazionalismo jugoslavo che sta sui libri di storia. Non dimentichiamo che Jugoslavija significa “Terra degli Slavi del Sud” e che, quindi, già dal nome rimanda ad un’appartenenza etnica. Che ruolo avrebbero potuto avere i non slavi in una federazione che nasce dall’unione etnica? Questa domanda, pur non essendo quasi mai comparsa in questo blog, se la sono tragicamente posta moltissime persone non slave, pur cittadini jugoslavi. Così come se la sono posta, molti palestinesi cittadini israeliani a tutti gli effetti. La risposta è ovviamente stata insufficiente se si è arrivati a tanto, negli anni.
Ricordiamoci, però, che se è vero questo, ciò non implica che “i privilegiati” non abbiano niente da dire, che non abbiano una ricchezza da raccontare, non abbiano una dura vita quotidiana che non ha niente di eroico e che ci mette naturalmente in relazione. Dico ci mette in relazione fra singoli.
È chiaro che se uno va nel Balcani, è molto più facile che si “trovi bene” con chi, pur diverso, abbia un substrato comune che permette di mettersi in relazione. Io che sono dottorando a Palermo è normale che cerchi una corrispondenza nella relazione anche culturale, mi affascinano le persone colte, quelle che vanno alle mostre d’arte, che conoscono il cinema, che leggono alcuni libri anziché altri. Ecco, in Macedonia, per esempio, 70 volte su cento, questo significa mettersi in relazione con una persona di etnìa slava e ciò è un problema politico enorme, gigantesco. Ma non significa, che questa relazione, non possa essere allo stesso modo utile, non possa essere il segno di un arricchimento reciproco, fondato sullo scambio e sulla differenza. Una differenza che non è assoluta ma relativa, e che, proprio per questo, può essere cemento della relazione.
E può abbattere gli stereotipi di parte, facendo emergere che sempre più al giorno d’oggi, la gente si aggrega sulla base di gusti e corrispondenze, che non hanno una pertinenza necessariamente etnica.
Allora, la profonda divaricazione fra sud e nord, est e ovest, scolora in una differenza di “accesso” rispetto agli strumenti di emancipazione, accesso anche dei singoli. Noi pensiamo che proprio su questo si possa fondare il nostro antinazionalismo, identificando la non pertinenza delle differenze etniche nella battaglia per l’emancipazione politica, contro la poverta e per l’inclusione. In questo le etnìe adesso (ma non sempre e non per sempre) sono da ostacolo. E per questo c’è bisogno di traditori, che sempre più si mettano in contatto con il nemico, scrivevamo qualche tempo fa, magari se ne innamorino, per mostrare al prossimo, che ciò può essere possibile e persino utile contro la guerra.
Condivido appieno.
Pochi giorni fa ho assistito ad una tesi di laurea sul cinema irlandese.
Purtroppo questo discorso a mio parere rimane metaforico.
In kosovo sono convissute pacificamente persone di etnie diverse.. e quanto è brutto dire cosi’.
In tutti i balkani croati e serbi si sono sempre sposati e vivono tuttora in armonia con tanti bei pargoli.
La guerra è l’affare piu’ redditizio che esista nell’universo.
Molto piu’ del petrolio.
Nessun popolo che l’ha subita , l’ha mai cercata.
Queste decisioni le prendono pochissimi nel mondo…anche se le pagano in molti e soprattutto i piu’ poveri.
Ha detto bene Putin : è un grave precedente, ma si è scordato dell’Irak.
Stato sovrano pieno di petrolio ?
Ce lo cucchiamo noi ha pensato l’America..
Quanti precedenti …
Croati e Serbi, sono slavi, Goran 🙂
Parole sante !
Ma ti diro’ di piu’..
Tu trovi affinità con gli stranieri che vivono i tuoi stessi interessi culturali.
Per tutti i popoli il dialogo è stato motivo di arricchimento e siamo destinati ad avere tutti delle società multietniche.
Tutto cio’ non puo’ non essere che positivo.
Ma come non vedere o non sentire chi fa bandiera di questo per mettere zizzagna…
Tra i due litiganti il terzo gode.
Quanti miei amici albanesi mi dicono : Kosovo ? e che ce ne facciamo…???
Ma gli interessi economici di quei pochi ? Quei pochi che passerebbero sul cadavere della madre ?
L’interesse di quei pochi è che i popoli si facciano la guerra, che siano divisi politicamente e che si scannino fra di loro…
In questo siamo tutti veramente uguali.. sia che siamo nati nei Paesi Bassi, in Irlanda, in Sardegna (anche la Sardegna vuole l’indipendenza!) o in qualsiasi altra parte
Forse volevi dire Paesi Baschi.
E’ incredibile che il ragazzo morto in ambasciata sia un ragazzo scappato dal Kosovo.
Sembra proprio che nessuno fugga al suo destino; salvatosi dalle bombe e morto per cio’ che voleva cambiare sotto un’altra bomba, chissa’ forse lanciata da un amico.
Io non ho capito bene la riflessione sui ricchi slavi e sui poveri albanesi.
In realta’ ho sempre pensato che i ricchi stessero in Slovenia.
Ma sicuramente anche voi avete amici poveri e non molto colti.
In America i neri sono stati schiavi e oggi abbiamo la possibilità di vederne uno presidente.
Ed è pure un bel personaggio !!
Per cio’ che riguarda la povertà che mi fa paura, devo anche dire che è solo in quel contesto che crescono valori che noi non conosciamo piu’.
Quando guardi i soldi che ti bastano forse forse per il pranzo e arriva il tuo vicino perchè quel giorno non pranza e si divide quel che c’è non riempiendosi la pancia, ma anche non sentendo i crampi allo stomaco perchè una bella risata, un bel discorso, la bella compagnia ti fa dimenticare…
In Italia avremmo subito pensato a qualche seduta dallo psicologo per curare la depressione
http://www.youtube.com/watch?v=d7qQZkwDTAA
Angela, secondo me intendiamo la stessa cosa. Quante battaglie hanno fatto i neri d’america per l’integrazione? Quanto sangue è stato versato? Molto e tutto ciò è una questione politica, radicata, profondissima in america.
Quello che volevo dire in più rispetto a questa evidenza, è che, non è perché in america ci fosse una minoranza etnica pesantemente svantaggiata, allora non sarebbe valsa la pena parlare con i “privilegiati” bianchi. E questo vale per tutte le guerre. Il concetto di nemico è ovviamente un simulacro ad arte costruito. Se si guarda alle “buone ragioni” che animano i singoli, le cose si fanno sempre molto più complesse, della divisione buoni/cattivi. Sia che i cattivi siano i serbi, sia che i cattivi siano gli albanesi.
Ancora, qualora il Kosovo non avesse chiesto la secessione, avresti potuto immaginare in uno scenario preguerra, un presidente jugoslavija albanese?
Quello che dici mi fa pensare…
Mi sono sempre rivoltata alla frase : albanesi tutti ladri
Ma c’è da distinguere tra popolo e politica
Pero’ tutti quei monasteri distrutti e usati come bagni pubblici
Mio Dio.. a me fa paura
quel ragazzo morto doveva essere a scuola, e non fra gli hooligans….non dimentichiamo che il ministro alla pubblica istruzione aveva dichiarato giorno di festa il giorno della manifestazione per ingrossarne le file con studenti (anche minorenni) e insegnanti, nonostante la rivolte dei genitori. Io ho fatto lezione regolarmente coi miei studenti. Nessuno ha parlato del kosovo, nessuno mi si è dimostrato ostile. Ma a Prokuplje hanno assalito con lanci di pietre l’auto di un italiano, perchè italiano. C’è una gran confusione, soprattutto contraddizione nel sistema di (dis)valori dominante nella società, specie nella componente giovanile. Il premier ha descritto con toni esultatnti la partecipazione della gioventù serba all’evento, la sua scelta per la giustizia (pravda); è stato facile, poi, alla luce dei saccheggi delle boutique più in, diffusi su youtube, fare ironia affermando che alla gioventù serba interessa più “Prada” che la “pravda”. Certo, è sintomatico che ad essere saccheggiate siano state le boutique del marcio occidente (truli zapad) e non i negozi cinesi (anche loro stranieri). E’ chiaro che il malcontento popolare dovuto alla condizioni di vita ed ai bassi standard è stato manipolato in modo abbastanza scontato e banale: ci rubano il kosovo e noi vandalizziamo i loro negozi, è legitttimo (affermazione di un ministro). Non so se sia stata dichiarata legittima e patriottica anche la rapina generalizzata. Credo che non sia stata commentata, se non da B92. Intanto diverse ambasciate hanno smesso di rilasciare visti d’ingresso ai serbi. E’ l’inizio dell’isolamento e di una nuova fase revanscistica, nonchè un regalo alla russia. Complimenti europa, stracomplimenti italia !
E complimenti anche al governo serbo, o no? 🙂
alla metà antieuropeista che grazie all’atteggiamento europeo aumenta i propri consensi a danno dei filoeuropeisti
Io veramente ho sentito dire : il kossovo è parte di noi, non si puo’ andare da nessuna parte lasciando indietro un braccio o una gamba.
Se mi dovessero amputare un arto cosa mi interesserebbe di andare da qualche parte ?
Non parliamo poi degli anziani che dicono : – dobbiamo andare in Europa ? ma siamo già in Europa, al massimo è lei che non vuole che ci stiamo.
Attenzione pero’ alle manipolazioni dei media
Non posso scordare un’azione fatta in Irak per liberare 2 ragazze che si erano trovate gia’ da diversi giorni.
Combinazione è stato fatto tutto il giorno di un grandissimo sciopero generale per cui tutti i media hanno dedicato allo sciopero non piu’ di 2 secondi.
Almeno noi parliamo della grande manifestazione pacifica che si è svolta a Belgrado.
Anche io avrei chiuso le scuole e portato i miei figli in piazza per dire che cio’ che è stato fatto è grave e che il loro padre non lancia le bombe , ma nemmeno sta zitto davanti alle ingiustizie
a me è stato detto da un serbo, che sono “suo amico” e “che mi avrebbe difeso” se fosse successo qualcosa.
aveva anche paura che non manifestando la sua rabbia a Belgrado, pian piano si sarebbero presi la Serbia e non solo la Metohija i Kosovo.
ho girato con la mia auto con targa italiana senza nessun problema, in città vicino Prokuplje, ho scherzato e parlato con coetanei più o meno giovani senza problemi.
non sò proprio che pensare di fronte a ragazzi così decisi che mi dicono che
Serbia negli anni è stata fatta col sangue!
non tutti i genitori hanno potuto accompagnare i figli. La serbia non ha 500.000 abitanti ! Molti minorenni erano lì da soli, Un ragazzo è morto dentro l’ambasciata usa. Non è morto nel raduno pacifico o al moleban, ma nel tentativo d’assedio dell’ambasciata. Veniva dal kosovo, era un profugo. Doveva dimostrare di essere più patriota degli altri ? Nel mio quartiere i bambini di 3 anni giocano alla guerra: fucili fatti con rami, barricate improvvisate:”andiamo ad ammazzare gli albanesi”, urlano. Ma non è colpa degli albanesi se i loro genitori sono disoccupati o se, a causa dei monopoli, i generi alimentari di prima necessità costano più che in Italia. Troppo facile dirigere la frustrazione della gente contro l'”altro” e non parlare dei problemi quotidiani della gente comune, mentre i tycoons sono sempre più ricchi. Questi ragazzini sanno del kosovo, a grandi linee, quello che viene loro raccontato. Non conoscono la storia, nè passata nè recente. Vengono manipolati facilmente, così come tanti adulti. Conosco diversi reservisti che hanno combattuto in kosovo e che ancora aspettano di essere pagati. Non sono eroi, ma gente disoccupata che deve mantenere la famiglia e se non c’è altro lavoro, va bene anche la trincea. Devo anche aggiungere che belgrado ha due milioni di abitanti, e che alla manifestazione tanta gente è venuta dal sud e dal centro, dalla periferia profonda. Se i beogradjani avessero partecipato in massa, ci sarebbero state il doppio di persone in piazza. Ma a belgrado si è già “in europa”, con standard parecchio superiori alla media. Gli abitanti di belgrado, almeno quelli storici, e non i nuovi immigrati di novi beograd, sono troppo urbani per mettere a ferro e fuoco la loro stessa città. Rispunta l’odio storico del contadino balcanico per la città come luogo di corruzione e contaminazione, lo stesso odio che ha distrutto altre città durante i conflitti degli anni 90, quell’odio parimenti diffuso ai livelli più bassi della scala sociale DI TUTTE LE ETNIE. Ad arringare le folle un velimir ilic, ministro delle infrastrutture, nessuna istruzione superiore, la tipica villa con piscina che costruiscono tutti i nuovi arricchiti (che non sanno nemmeno nuotare) e lo slogan “rompere i vetri è democrazia”, un fine politilogo, direi. Forse gli autori della serie “Bela ladja” pensavano a lui quando hanno inventato il personaggio di Srecko Sojic. Chi, pian piano si sarebbe preso la Serbia ? Gli albanesi si sono presi il kosovo, ma non combattendo. Se lo sono presi comprandoselo, i singoli per anni hanno comprato dai serbi terreni e proprietà a prezzi altissimi (coi proventi dei traffici illeciti). E’ così che sono rimasti in minoranza i poveretti. I profughi in serbia, dopo aver venduto a caro prezzo le loro proprietà agli albanesi, si sono trasferiti in serbia dove, come profughi, hanno subito avuto posto di lavoro, agevolazioni e esonero dal pagamento di diverse tasse. Mediamente vivono meglio dei serbi di serbia e non sono così tanto benvoluti, a parte i proclami patriottici degli ultimi giorni. In kosovo sono rimasti in poveracci che non hanno mezzi, che non hanno proprietà da vendere in modo profittevole e che non vogliono finire nei campi/quartieri profughi di belgrado dimenticati nelle baracche ad appena 200 metri dal sava centar. Sono i serbi delle enclave a sud dell’ibar, disposti dopotutto, a cercare di vivere in pace coi vicini albanesi. A mitrovica, invece, sono pieni di soldi e privilegi, 900 euro al mese, che in serbia, forse, guadagnano solo i grandi manager e i politici. In questa situazione, chiunque mirerebbe a mantenere lo status quo, o no ? Inatnto, sempre più stretti si fanno i rapporti coi fratelli di fede russi. A parte gazprom e il gasdotto (che per il 50% apparteiene, attenzione, all’italiana ENI), presto saranno liberalizzati i visti tra serbia e russia. Fantastico. Ma i serbi filorussi hanno mai letto quel grande capolavoro della letteratura serba che è “Seobe” di Milos Crnjanski ? Ma soprattutto, l’anno mai letto tutto, compreso “Druga knjiga seoba”, che parla proprio dei serbi che emigrarono in russia nel 700 ?
Che Ilic non sa’ nuotare è comprovato dal fatto che cadendo ubriaco dalla barca è stato salvato da una delle sue mogli, combinazione la piu’ grassa.
Ho avuto la sfortuna di vedere Ilic di persona, ma penso che quasi tutti i politici siano uguali in quasi tutti i paesi.. purtroppo.
Tutta l’analisi di Aleksandra è veritiera al 100 % ma cosa ci rimane da fare piu’ che protestare pacificamente?
Sembra che la storia si ripete. In America era stato rieletto Bush nonostante l’invasione dell’Irak che avrebbe dovuto cancellare lui e la sua lobby.
In Italia ci rimpalliamo tra destra e sinistra e poi sinistra e destra.
Fidel lascia a Raul e sai che novità !!!
Le cose non cambiano e il mondo è sempre dei piu’ forti.
Pero’ leggendo anche altri blog ho trovato diverse frasi che mi hanno colpito. Persone dell’ovest hanno detto che i serbi ci stanno dando una lezione di vita. Naturalmente togliamo la parentesi violenze che credo che condanniamo tutti. I serbi li spezzi ma non li pieghi. Rinunciano ad entrare in Europa se devono perdere il Kosovo, stanno con la pancia vuota ma non fanno buon viso a cattivo gioco.
Che contrasto con la politica ! I politici fanno il contrario. Prima si vendono al miglior offerente, poi trattano sul prezzo.
Speriamo che una volta tanto la lezione arrivi dal basso.
beh, Gorane, questo si chiama INAT…..
Bisognerà fare un post di riflessione sull’inat serbo (e balcanico in generale)!
Cmq, Aleks, il tuo commento di poco fa è molto bello e molto utile, ti volevo ringraziare per averlo scritto, grazie di vero cuore 🙂
Ottimi interventi ! A proposito del sostegno russo alla serbia con annesse alleanze economiche ,nel campo dell’ energia , da veramente da pensare la velocita’ con cui le “alleanze” cambiano a seconda dei tempi e degli eventi .Mi spiego : ai tempi della guerra in irak lessi sull’ osservatorio e anche sul corriere della sera del coinvolgimento di militari serbi con compiti di “scorte ” a diplomatici e uomini d’affari ovviamente sotto dipendenza USA.A testimonianza della cambiata politica usa verso la serbia si citavano i contratti tra la Remington e la zastava per la produzione di armi assieme.Mi sembra di ricordare che si citava pure l’esempio delle acciaierie e miniere finite all’Usa stell, oppure anche del tabacco acquisito dalla reynolds ! Mi vien da chiedermi: tutto finito?
Facendo una battuta molto triste vien da dire :speriamo in un invasione dell’iran ,probabilmente in serbi tornerebbero ad essere favoriti rispetto ai kosovari.
i serbi in iraq sono alle dipendenze bulgare per quel che sò, ma ci sono anche alcune situazioni in afghanistan…..inoltre si trovano “scorte private/mercenari” di agenzie di sicurezza, già conosciute nelle guerre balcaniche passate.
favoritismi o no, speriamo sempre che le armi siano poste sempre nella schiena e mai abbracciate ai militari 😉
Caro Ciccio, questo nostro pianeta è in pieno surriscaldamento semantico, altro che effetto serra;)
Ti mando un link:
http://www.paolofabbri.it/articoli/eterotopie.html
Nella vita succedono cose incredibili. Non ci crederai ma negli ultimi quattro giorni sono stato poco presente sul blog, perché con il mio gruppo di lavoro all’università abbiamo ospitato proprio paolo fabbri, che ha tenuto una conferenza a Palermo. Parlando di Internet con lui, mi consigliava proprio l’articolo che hai appena linkato e di dare un’occhiata al lavoro di Regis Debray. È una coincidenza niente male, ah 🙂
Adesso mi toccherà leggerlo per un motivo in più 🙂
Benissimo, cosi’ poi ce lo spieghi !
Io ho capito solo il finale :Non è facile diventare contemporanei del nostro presente.
bisogna averla vissuta una vita come la loro per capirli:sad:
mah, va la che ce gente che si interessa a questo….
Visto che stiamo parlando di Kosovo, carissimi, a voi—
http://www.youtube.com/watch?v=v2-xnmsq3Vg
Certo che c’è gente che si interessa a questo!!!! 😛
Cicciosax, complimenti per gli spunti interessanti del tuo post e per il clima che si respira in questo blog
Cito: “c’è bisogno di traditori, che sempre più si mettano in contatto con il nemico magari se ne innamorino, per mostrare al prossimo, che ciò può essere possibile e persino utile contro la guerra”. Frase bellissima, interessantissima, centratissima come epilogo di un intervento civile e pacato (come i commenti che gli sono seguiti)
Complimenti, ti linko nel mio blog(hino)!
Caro Alessandro, complimenti anche tu per il blog e benvenuto nella nostra burekzilnica o byrektore che è lo stesso 🙂
Stole, benvenuto anche tu, la nostra burekzilnica è piccola e accogliente per tutti coloro che sono antinazionalisti: per questo la jugoslavija ci piace molto, mentre ci piacciono meno le prese in giro gratuite verso i gruppi etnici, sei sicuro che questo è il blog che fa per te?
Io nn stimo la Yugoslavia più del mio Paese! Non vorrei far parte di una squadra qle vanta la Yugoslavia, proprio perche la tale a negato la mia nazione. Allora potrei sentire la storia, che la si sento molto spesso, “Tito ha inventato la Macedonia”, poi per renderla ancora più triste, i Serbi si prescrivono qsta Ygoslavia a loro stessi. Capisci perche nn voglio sentire le storie dal genere. Per non allontanarmi dal discorso complimenti, inqnto al tto il blog.
L’ironia mi fa sempre piacere! Perchè la vita è tropo dura gia dal start:) Per vantare la Yugoslavia devi capire prima di tto cosa era questa Yugoslavia.
Ma per questo in un’latra occasione.
Caro Stole, la jugo a cui ci riferiamo noi era formata da almeno sei nazionalità… Per quanto riguarda il capire, non ci sottovalutare, mia moglie è macedone come te e qui dialogano serbi, albanesi, croati, bosniaci, italiani, rom e chi più ne ha più ne metta. Ognuno prova a dare il suo contributo, senza pregiudizi e remore 🙂
grazie per i complimenti 🙂
lasciamo stare:)
è un bellissimo blog…distinti saluti!
???? ????? 🙂